Accertamento fiscale conto corrente spese

Accertamento fiscale conto corrente e spese: come evitarlo

Come comportarsi per evitare un accertamento finanziario del conto corrente e delle spese

Anche tu ti sarai sicuramente chiesto o avrai chiesto al tuo commercialista, come fare per evitare un accertamento fiscale. O meglio: esistono delle “linee guida” a cui posso attenermi per non rischiare un accertamento tributario?

Certamente vi sono comportamenti che più di altri possono insospettire il fisco e dar luogo al tanto temuto accertamento fiscale, ragion per cui se li conosci li eviti. La complessità della normativa sull’accertamento fiscale, gli ampi poteri conferiti all’amministrazione finanziaria e l’esistenza dell’anagrafe tributaria non ti garantisce però di essere esente da tutti i controlli fiscali ma ti permetterà di ridurne l’incidenza.

I comportamenti incriminati posso essere ricondotti a due grandi categorie, la gestione del tuo conto corrente e la gestione delle tue spese, che dovrai quindi conformare alle dritte che qui di seguito ti darò.

Indice

1 Cosa significa accertamento fiscale

1.1 L’anagrafe tributaria

2 Accertamento finanziario e conto corrente

2.1 Come comportarsi per evitare l’accertamento finanziario

2.2 Controllo prelievi e versamenti conto corrente

3 Spese e accertamento

3.2 Come evitare l’accertamento sintetico e il redditometro

 

1 Cosa significa accertamento fiscale

E’ doveroso aprire una piccola parentesi soffermandosi sulla domanda: cosa significa accertamento fiscale?

Quando si parla di accertamento fiscale si fa riferimento a quell’attività con cui l’ufficio preposto, accerta l’imposta, i relativi interessi ed irroga le sanzioni. L’accertamento compete alla direzione Regionale e all’Ufficio provinciale dell’agenzia dell’entrate, nella cui circoscrizione il contribuente ha il domicilio fiscale.

L’accertamento è il momento successivo alla fase di controllo o istruttoria che invece fa emergere le violazioni. L’istruttoria è effettuata oltre che dall’Agenzia delle entrate e dagli uffici doganali, dalla Guardia di finanza avvalendosi anche dell’uso dell’Anagrafe tributaria.

1.1 L’anagrafe tributaria

Ogni contribuente identificato dal suo codice fiscale è iscritto, nell’Anagrafe tributaria. L’anagrafe immagazzina un’elevata quantità di dati risultanti dalle dichiarazioni, da atti amministrativi (contratti soggetti a registrazione, ricorsi, etc.). Ma anche informazioni comunicate per obbligo di legge da aziende, vedi i contratti di assicurazione, di somministrazione di energia elettrica, acqua e gas, servizi di telefonia fissa e mobile; da banche, poste ed altri operatori finanziari e non. In quest’ultimo caso si parla di una vera e propria Anagrafe dei conti correnti e dei rapporti finanziari.

Le notizie in essa contenute sono utilizzate dall’Agenzia delle entrate per l’elaborazione di specifiche liste che selezionano i contribuenti a maggior rischio di evasione, che verranno successivamente accertati.

Occorre sottolineare che anche i dati bancari e finanziari, in essa contenuti sono disponibili senza autorizzazione ed esaminati per i fini sopra esposti, ma non per indagini a tappeto. I dati finanziari non contenuti nell’anagrafe necessitano come si dirà di seguito di apposita autorizzazione.

 

2 Accertamento finanziario e conto corrente

Il segreto bancario o postale per il fisco non esiste ormai da tempo. Con l’avvio dell’anagrafe dei conti correnti e dei rapporti finanziari e la possibilità di effettuare indagini bancarie dietro autorizzazione nulla può essere nascosto.

L’amministrazione finanziaria può, infatti, effettuare controlli e accertamenti ai fini IVA , delle imposte sui redditi, IRAP, accise, imposte di registro, ipotecarie e catastali, utilizzando dati bancari e finanziari, forniti da banche, poste e intermediari finanziari, dietro richiesta. L’inoltro della richiesta potrà avvenire per gli uffici dell’Agenzia delle entrate solo dietro autorizzazione del Direttore centrale dell’accertamento o del Direttore regionale. Per  il Corpo della guardia di finanza l’ autorizzazione della richiesta spetterà al Comandante regionale.

I dati  avranno ad oggetto qualsiasi rapporto intrattenuto ed operazione effettuata dal contribuente con le banche, poste, intermediari finanziari, imprese di investimento, società di gestione del risparmio e le società fiduciarie, in corso o estinti da non più di 5 anni. Si parla in questo caso di accertamento finanziario.

I controlli finanziari non possono essere effettuati a caso ma in base ad indizi di irregolarità di cui si è già in possesso quali ad esempio quelli ottenuti tramite l’Anagrafe tributaria. Inoltre, il ricorso a questa modalità di accertamento è una facoltà e non un obbligo, al fine di raccogliere elementi probatori.

2.1 Controllo prelievi e versamenti conto corrente

L’Agenzia delle entrate ha pieno potere per quanto riguarda il controllo dei versamenti sul conto corrente, per i quali non esiste un limite di importo non vigilabile. Esiste anche una presunzione legale che dà autorità al fisco e che considera il contribuente “evasore” fino a prova contraria. Ovvero le entrate del conto corrente sono considerate dal fisco componenti positivi di reddito ed operazioni attive ai fini Iva da porre alla base di rettifiche e accertamenti. La presunzione è utilizzata automaticamente dall’ufficio. Il contribuente dovrà dimostrare, in questo caso, che ne ha tenuto conto in dichiarazione o che si tratta di operazioni non imponibili o esenti.

Su un diverso binario si pongono i prelievi dal conto corrente, vigilabili sul conto dell’imprenditore se di importo superiore a 1.000 euro giornalieri o 5.000 euro mensile. Ai solo fini dell’accertamento delle imposte dirette, tali somme se non risultanti dalle scritture contabili, saranno considerate ricavi per l’ imprenditore. Vige dunque la presunzione legale che il prelevamento sia stato utilizzato per l’acquisto di fattori produttivi di reddito e che quindi a quel costo non contabilizzato corrisponda un altrettanto ricavo non dichiarato. La presunzione è superabile se il contribuente indicherà il beneficiario del prelevamento.

Riepilogando i versamenti di denaro da chiunque effettuati anche da non imprenditori e i prelievi effettuati dall’imprenditore superiori alle soglie giornaliere e mensili, si presumono frutto di evasione se si non dimostra la provenienza lecita o la tassazione alla fonte o l’esenzione da tassazione. E’ una presunzione legale che opera finché non si fornirà una prova contraria.

I lavoratori autonomi, i disoccupati, i dipendenti e i professionisti sono a differenza dell’imprenditore, liberi di prelevare qualsiasi somma senza far scattare l’accertamento, anche oltre i 3.000 euro, che costituisce il limite di scambio di contanti tra soggetti ma non di prelievo senza che scatti un accertamento.

I controlli bancari sono sottoposti ad un limite temporale specifico ovvero non oltre gli ultimi 5 anni o sette anni in assenza di dichiarazione. In merito leggi Termini accertamento fiscale decadenza e prescrizione.

Ottenute le informazioni richieste il contribuente sarà invitato dall’Agenzia delle entrate o dalla Guarda di finanza a comparire per fornire chiarimenti sui rapporti e le singole operazioni.

Ciò detto, è evidente che il fisco conosce o può conoscere quanti soldi hai e come li utilizzi, ma non solo. Può agire direttamente sul tuo conto prelevando senza autorizzazione del giudice quando vanta un credito che ti è stato notificato con una cartella esattoriale. Se confrontando il saldo del conto corrente di fine periodo con il reddito dichiarato nell’anno emergesse una differenza il contribuente dovrà dimostrare che la provenienza non è frutto di evasione.

2.2 Come comportarsi per evitare l’accertamento finanziario

Ma come comportarsi per evitare l’ accertamento bancario e il pagamento delle somme emerse? Il contribuente dovrà fornire una prova analitica ossia indicare la provenienza di ogni versamento (deposito, bonifico ricevuto etc.). La semplice causale di versamento non sarà sufficiente per provare le ragioni del movimento. Serviranno documenti scritti, come fatture emesse, contratto di donazione, ricevute di una vincite al gioco, risarcimento attestato dall’estratto conto.

Sono esclusi i regali tra familiari conviventi che essendo mossi da uno spirito di solidarietà non necessitano di giustificazione.

Arrivati a questo punto ti starai chiedendo come metterti al riparo da un accertamento finanziario? Come dimostrare che nulla hai occultato al fisco? Ecco un piccolo decalogo:

  1.  per ciascuna operazione o movimento del tuo conto corrente, a titolo precauzionale, dovrai affiancare e conservare la documentazione che ne dimostra la regolarità tributaria. Così che potrai ritrovarti con la documentazione giusta in caso di accertamento fiscale;
  2.  evita di incassare contante che non sia documentato da fattura o altra ricevuta, accetta bonifici solo dai parenti conviventi se non emetti fatture o altro documento. Non versare quindi  denaro sul conto se non puoi dimostrane la provenienza! Piuttosto impiega il denaro per effettuare spese;
  3. non utilizzare il tuo conto come deposito per accumulare ricchezza ma effettua prelievi di tanto in tanto, nel corso dell’anno, per movimentare il tuo conto. Se ad es. sei un dipendente con un reddito di 20.000 euro annui non farti trovare a fine anno un incremento sul conto di 20.000. Ciò significherebbe che molto probabilmente disponi di fonti reddituali non dichiarate con le quali hai provveduto a fronteggiare le spese per vivere nel corso dell’anno;
  4. se sei imprenditore non prelevare più di 1.000 euro giornalieri e 5.000 euro mensili se non sei in grado di dimostrare il beneficiario delle somme prelevate. Sarebbe opportuno frazionare i prelievi nel tempo senza superare le due soglie, purché i prelievi complessivi non eccedano la tua reale capacità economica;
  5.  nel caso di regali dai familiari preferisci strumenti di pagamento tracciabili,

3 Spese e accertamento

Nell’accertare il reddito del contribuente, persona fisica, l’Agenzia delle entrate potrà basarsi sempre sulle spese di qualsiasi genere sostenute nel periodo d’imposta, si parla di accertamento sintetico. Il suo fondamento è la presunzione che quanto è stato speso nel periodo è stato finanziato con redditi dello stesso periodo. Il fisco mette a confronto quindi il tenore di vita con quanto dichiarato. Nel quantificare l’ammontare delle spese da attribuire al contribuente particolare rilievo e attenzione è riservata alle spese per beni non di prima necessità: imbarcazioni; auto di lusso; iscrizioni a circoli e scuole esclusivi, l’acquisto di opere d’arte. Altre spese prese in considerazione sono quelle per viaggi, oneri deducibili e detraibili, contributi previdenziali etc.

L’ufficio nel rideterminare il reddito potrà anche applicare il c.d. “redditometro” basandosi quindi su elementi induttivi indicativi di capacità contributiva, individuati mediante l’analisi di campioni di contribuenti differenziati per nucleo familiare e area geografica di appartenenza, fissati con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze ogni due anni.

Il fisco nel ricostruire il reddito mediante redditometro terrà conto delle spese certe, nell’esistenza e nell’ammontare, presenti in Anagrafe tributaria o individuate  tra le spese che emergono dalla comunicazione delle operazioni Iva, “spesometro”. Delle spese per elementi certi il cui ammontare viene determinato applicando agli elementi individuati nell’anagrafe tributaria dei valori medi statistici. Alle spese certe e per elementi certi aggiungerà la spesa per incrementi patrimoniali, riconducibile al periodo d’imposta, dedotti i disinvestimenti. Se è stato acquistato un immobile tramite mutuo o leasing, l’immobile parteciperà alla formazione del reddito, esclusivamente, con le quote o i canoni pagati nell’anno. A completamento della stimata reddituale interverrà  la quota di risparmio formatasi nell’anno e non utilizzata per consumi e investimenti. 

Il reddito così determinato, sinteticamente, sarà confrontato con quello dichiarato. L’accertamento potrà avvenire solo se lo scostamento è superiore al 20%. Per questo tipo di accertamento fiscale è obbligatorio l’instaurazione di un contraddittorio ovvero il contribuente dovrà essere invitato a fornire dati e notizie, spiegazioni, degli scostamenti individuati rispetto a quanto dichiarato.

3.1 Come evitare l’accertamento sintetico e redditometro

Adesso starai pensando: bene! Andando al sodo come posso evitare l’accertamento sintetico e il redditometro?

Devi sapere che, spetta al contribuente provare il diverso ammontare delle spese calcolate dal fisco e che queste sono state finanziate con redditi diversi da quelli prodotti nell’anno d’imposta. Ma anche con redditi esenti, già tassati o con finanziamenti da altri soggetti.

Con l’approvazione del Decreto Dignità (art.10) il redditometro, ormai incapace di contrastare l’evasione fiscale, è stato abrogato con effetto a partire dall’anno d’imposta 2016 mentre continuerà ad operare per i periodi antecedenti. In realtà, si tratta però di un’ibernazione in attesa che il Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con l’Istat e le associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori elabori un nuovo strumento d’accertamento fiscale.

Nonostante il continuo monitoraggio dell’Anagrafe tributaria volta a stanare il poveraccio di turno, esiste, però, qualche piccolo accorgimento che vale la pena provare davanti a un fisco sempre più pressante e invadente:

  1. non scaricare troppe spese in proporzione al tuo reddito poiché insospettirà l’Ade che a sua volta farà scattare un controllo;
  2. non lasciare traccia delle tue spese se non devi scaricarle dal reddito, evita di richiedere la fattura ed opta per lo scontrino che è anonimo;
  3. se per l’acquisto di beni di valore ti fai aiutare finanziariamente da amici o parenti, poiché la tua situazione patrimoniale non ti permette di sostenerne il costo, fatti versare i soldi sul tuo conto corrente o direttamente su quello del venditore, per poter, nel caso ce ne fosse la necessità, provare la provenienza del denaro utilizzato. Se hai comprato un bene con atto di vendita, ad es. un auto, e il bonifico è effettuato sul conto del venditore, dovrai indicare nell’atto che l’acquisto è stato effettuato con denaro di un parente o amico a titolo di donazione;
  4. quando per le spese quotidiane ricevi periodicamente denaro dai tuoi familiari utilizza mezzi tracciabili per poterne dimostrare la provenienza;
  5. niente regali in contanti, meglio anche in questo caso usare mezzi tracciabili;
  6. ridurci l’importo di spese per mutui e assicurazioni quando risultino troppo alte rispetto alla tua capacità di reddito.

Cercare di evitare un accertamento comporta un risparmio su possibili nuove imposte e quindi meno tasse. Se vuoi sapere su come pagare meno tasse in modo lecito leggi l’articolo Come pagare meno tasse .

324Shares

Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo!

(C) RIPRODUZIONE RISERVATA Fiscobusiness


Lo scopo dell’articolo è solo informativo e non sostituisce la consulenza di un commercialista.

Ogni situazione personale necessita di una valutazione mirata.


Per risolvere i tuoi dubbi, ottenere un preventivo senza impegno e gratis  

Post Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

FiscoBusiness è idea e proprietà dello Studio Commercialista Barbera dott.ssa Daniela

Informazioni di Contatto

Studio: Via Delle Dolomiti, 89015, Palmi – RC- Italia

334-7152322

Orario ufficio 9:00-13:00 / 15:30-18:30 dal lun a ven

P.Iva 03173530803

Copyright © 2023, Tutti i diritti sono Riservati





324Shares